Anche se non era quello l’obiettivo della prima conferenza nazionale sulle periferie ospitata a Milano nella sede della Fondazione Cariplo e organizzata dalla Fondazione Bracco, sul concetto e sul significato della parola periferia tutti i relatori del convegno “Dieci, cento, Mille centri” hanno cercato di dare una definizione. “Le periferie sono la città del futuro, quella che lasceremo ai nostri figli. La sfida è valorizzarle”, ha spiegato Diana Bracco presidente della Fondazione omonima che organizzava la conferenza. “Le periferie sono un tema profondamente politico: riflettere di periferie significa riflettere di città. Ma le periferie sono anche il luogo in cui si sprigiona la faida di frizione dei vari temi, come immigrazione e povertà”, ha dichiarato il sindaco Giuseppe Sala. E ancora: “Ricostruire le periferie non vuol dire dedicarsi solo ai muri delle case o degli immobili, vuol dire soprattutto ricucire le relazioni”, ha fatto eco il presidente di Fondazione Cariplo Sergio Urbani. E “La periferia è una cosa esterna rispetto al centro che molto spesso si confonde con il termine di ghetto e/o area di disagio. E, purtroppo nella città, la periferia coincide con un luogo disagiato e problematico e questo è sbagliato”, ha chiosato Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano.

Un tema, quello delle periferie, che ha visto e vede impegnate già da tempo alcune amministrazioni comunali in coordinamento con associazioni e architetti. Come Milano che, come abbiamo già avuto modo di scrivere in queste pagine, tiene molto a ricucire il centro e la periferia. E la giunta del Sindaco Sala ha questo dossier ha tra le priorità del suo mandato. Milano recentemente ha collaborato con G124, il gruppo di lavoro sulle periferie di Renzo Piano che ogni anno finanzia col suo stipendio di senatore a vita proposte e idee per le periferie italiane. “Uno di questi progetti ha riguardato il quartiere Giambellino di Milano scelto per le sue caratteristiche urbane e sociali, che lo rendono un quartiere con molte potenzialità di auto rigenerazione e che lo assimilano a molti altri quartieri popolari presenti sul territorio nazionale, costruiti intorno agli anni ’40 con similitudini tipologiche e urbanistiche”, ha spiegato Ottavio Di Blasi. Nel corso di un anno di lavoro, il G124 ha elaborato una proposta progettuale, attraverso un percorso partecipato aperto a tutti gli abitanti e alla rete locale di associazioni e operatori: il progetto è stato elaborato alla scala di quartiere (progetto di ricucitura) con l’obiettivo di fornire indicazioni e linee guida di intervento ed è stato restituito alla città e ai cittadini perché possano proporlo nelle sedi di dibattito amministrativo e avviarne l’approfondimento e l’attuazione per stralci con gli strumenti organizzativi che già sono presenti localmente. Un risultato di questa attenzione per il Giambellino è stato il finanziamento di 6 milioni di euro per la futura costruzione di una Biblioteca che sorgerà proprio nel cuore del quartiere. E altre iniziative sociali – come quella finanziata dalla Fondazione Ernesto Pellegrini che ha offerto 5 alloggi a famiglie della zona in situazione di disagio estremo – stanno prendendo corpo. Progetti e iniziative interessanti che tendono a coinvolgere gli stessi abitanti dei quartieri in cui vengono fatti gli interventi. Come Baranzate, comune a 7 chilometri di distanza dal centro di Milano dove vivono 12.000 abitanti (di cui un terzo stranieri di oltre 70 etnie) e dove i progetti dell’associazione La Rotonda di Baranzate hanno offerto lavoro, formazione sulla prevenzione delle malattie contribuendo alla integrazione e vivibilità del quartiere.

Ma a curare le sue periferie non è solo Milano. Anche ai Quartieri spagnoli di Napoli, che sono una periferia anomala dato che si trovano in pieno centro cittadino ma dove vige una situazione di degrado sociale con un altissimo tasso di dispersione scolastica e di devianza giovanile che da vita a fenomeni come le baby gangs, la Fondazione Foqus Quartieri Spagnoli ha creato con i soli finanziamenti di privati un mezzo miracolo. “Abbiamo rigenerato l’ex Istituto Montecalvario, un luogo di 10.000 mq abbandonato, vuoto, privo di funzioni e futuro trasformandolo in un luogo bello, perché la bellezza aiuta. Ma soprattutto in una comunità produttiva formata da 18 nuove imprese. Un progetto che promuove auto-imprenditorialità, nuova occupazione e insediamento di imprese e istituzioni pubbliche e private e che per ora ha dato lavoro a 136 persone creando anche una libreria per l’infanzia, un centro per ragazzi disabili”, ha spiegato Rachele Furfaro presidente della fondazione partenopea.

Progetti importanti ma che non devono rimanere interventi isolati e a macchia di leopardo. Per far fronte alle problematiche delle periferie italiane occorre un vero piano strategico a livello governativo. Il precedente governo ha stanziato 2,1 miliardi di euro per finanziare120 progetti in 445 comuni dal nord al sud d’Italia. Un impegno importante che anche il nuovo governo dovrebbe far suo. Il rischio è che le periferie italiane possano trasformarsi nelle banlieue francesi, vere e proprie bombe sociali pronte a esplodere in qualsiasi momento.

 

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