E’ una Alda Merini inedita quella che si può ammirare fino al 14 aprile alla Pontremoli di via Cesare Balbo 4 a Milano nell’ambito della mostra inaugurata il 21 marzo in quella che era una delle sue librerie preferite e che frequentava sin dagli anni ’80. Una data non casuale ma si potrebbe dire astrale quella scelta per il vernissage: il 21 marzo non è solo il primo giorno di primavera, stagione di straordinaria produzione letteraria per molti poeti. Oltre alla Giornata internazionale della poesia UNESCO, il 21 marzo, infatti, è anche il giorno in cui la poetessa dei Navigli era nata nel 1931 (“Sno nata il 21 a primavera”). In questo luogo, non lontano da quella che fu la sua casa sul Naviglio Grande e dal museo Spazio Alda Merini che la città di Milano le ha dedicato, sono custoditi un ricchissimo patrimonio di libri, fotografie, documenti, manoscritti molti dei quali inediti. Che ora e per quasi un mese sono a disposizione di tutti nella mostra intitolata “LETTO DIVINO. Alda Merini mai vista: foto, libri, manoscritti”.

Una mostra straordinaria e di grande valore storico e artistico strutturata in varie sezioni che noi di acpnet.org abbiamo visitato in esclusiva.

Una prima sezione contiene tutta la sua produzione editoriale: dalle prime edizioni a stampa tra le quali spicca “Lettere di Pasolini. Racconto”, un tributo allo scrittore che conobbe e che la apprezzò, al libro-antologia di Giacinto Spagnoletti nel quale la Merini diciannovenne pubblicò le sue prime cinque poesie tra le quali “La presenza di Orfeo” che tre anni dopo divenne il titolo del suo primo libro di poesie. E poi una serie libri e libercoli e di tanti titoli. Fino alle rare edizioni che la stessa Merini creava scrivendo a macchina, fotocopiando le pagine e facendole rilegare.

In un tavolone vicino all’ingresso si trovano esposti manoscritti delle sue opere, lettere e poesie (autografe e dattiloscritte) in gran parte inedite scritte e inviate all’editore Vanni Scheiwiller, al padre, agli amici, agli amanti come il pittore Carlo, a Michele Pierri il secondo marito che sposò nel 1983 dopo la morte del primo marito e col quale si trasferì alcuni anni a Taranto.

E poi c’è una selezione di aforismi (la biblioteca Pontremoli ha in catalogo qualche centinaio di piccoli volumetti di cui viene esposta solo una selezione) pubblicati dal PulcinoElefante, la casa editrice del brianzolo Alberto Casiraghy del quale la poetessa diceva: “Io e Casiraghy siamo due rinunciatari della vita. Il nostro è un sodalizio amore/morte-vita-miracolo. Siamo due inermi ma non inerti”. Un editore forse unico che stampa a mano poche decine di copie di ogni singolo libro nella sua casa di Osnago nel lecchese utilizzando la pregiata carta Hahnemuhle e una macchina a caratteri mobili. “Il rapporto con la Merini è stato molto importante e molto fortunato perché incontrare una personalità come la sua è davvero raro.  A conoscere una personalità simile si impara cos’è la gioia della creazione delle cose”, dice Casiraghy che di “pulcini” della Merini ne ha pubblicati 1500.

Tra gli scaffali altissimi della libreria e pieni di libri rari e antichi di tantissimi autori, spiccano anche alcune fotografie a colori, una serie di scatti inediti del fotografo Giuseppe Nicoloro che ritraggono Alda Merini a partire dagli anni ’80 nella sua casa di Ripa Ticinese e in occasioni pubbliche a fianco di personaggi del mondo imprenditoriale come Cesare Romiti o dello spettacolo come Lucio Dalla, Arisa e Piero Chiambretti nel cui show “Chiambretti night” la Merini fu ospite. Ma ci sono anche alcune fotografie in bianco e nero come quella scelta per la locandina della mostra. Alda Merini appare senza vestiti anche se ripresa solo dalle spalle in su. Con le braccia conserte e appoggiate su un ripiano guarda l’obiettivo con uno sguardo penetrante ma sincero e con i suoi occhi che sembrano perdersi in un’immaginaria linea d’orizzonte verso pensieri infiniti.

Non manca una vetrinetta con lettere, manoscritti, poesie e ringraziamenti scritti a mano per la proprietaria della libreria Lucia Di Maio e soprattutto per il suo socio Giovanni Milani per il quale sembrava avesse un debole. “Iniziò a venire da noi perché eravamo sui Navigli, poi si innamorò di Giovanni il mio socio e non ci lasciò più – racconta Lucia Di Maio -. Dettava le poesie e le dedicava a noi e ai nostri figli o ai nostri genitori. Capitava che arrivasse con poesie già scritte, a volte incomprensibili , redatte su fogli stropicciati , sporchi di rossetto o di cenere infilati in qualche modo nella sua grande borsa. Qualche volte vendeva a noi o a chi capitava per comprarsi un panino, le sigarette o per pagare l’affitto”.

Completano l’imperdibile mostra tre video inediti girati nel salotto dell’avvocato-scrittore Augusto Bianchi che la vedono prpotagonista in occasione di tre Giovedì (1992, 1995, 2000).

 

 

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